domenica 20 gennaio 2008

Le mille e una notte di Shahrazàd


Si racconta che c'era nel tempo dei tempi e negli anni passati un potente sovrano, il suo nome era Shahriyàr. Il suo regno si estendeva alle Indie, alla Cina e alla Gran Tartaria, ma se egli era potente e ricco, certo non era felice, anzi, deluso ed infuriato per il tradimento della moglie, iniziò a concepire un odio mortale per l'intero genere femminile.
Ordinò così al visir di condurgli ogni sera una giovane fanciulla vergine, dopo aver trascorso con lei l’intera notte, la mattina seguente ne avrebbe ordinato l’ esecuzione. La strage continuò per tre anni propagando nella città un indescrivibile panico: molte famiglie per salvare le belle e innocenti fanciulle dal pericolo di essere scelte come spose del sovrano e da lui votate ad una morte precoce, fuggirono lasciando la capitale. Una sera il re ordinò al visir, come al solito, di portargli una nuova fanciulla. Il visir girovagò per tutta la città, ma non riuscì a trovare nemmeno una vergine; triste e avvilito, tornò a casa temendo l'ira del sovrano.
Ora bisogna sapere che il visir aveva due bellissime figliole, la maggiore si chiamava Shahrazàd che in arabo significa “figlia della luna” e la minore Dunyazad ,“ preziosa come l’oro”. Shahrazàd era anche molto istruita, aveva letto parecchi libri e conosceva una quantità di storie e leggende relative alle età passate, ai re antichi e ai poeti. Sapeva parlare molto bene ed era un piacere starla ad ascoltare. Alla vista del padre ella disse: " Perchè, padre mio, ti vedo chino in tal modo sotto il fardello delle pene e delle afflizioni? Sappi, o padre, che il poeta dice: < 0 tu che ti affliggi consolati! Niente dura: ogni gioia svanisce, ogni dolore si dimentica! > " Quando il visir udì queste parole, le raccontò dal principio alla fine come stavano le cose. Fu allora che Shahrazad si offrì di sposare il sultano.
Il visir tentò in tutti i modi di dissuaderla, ma niente la fece desistere dal suo progetto. Dal canto suo la fanciulla aveva un piano prestabilito che includeva anche l’aiuto di Dunyazad.
Il giorno del matrimonio, dopo il pranzo, quando gli sposi si ritirarono nella camera nuziale, il re vide che Shahrazad piangeva e le chiese il motivo.
" 0 re misericordioso, ho una sorellina alla quale vorrei dire addio! " Allora il re ordinò che venisse condotta Dunyazàd, e quando costei arrivò si gettò fra le braccia della sorella e poi si mise a sedere in fondo al letto.
 " Per Allàh, sorella mia, raccontaci una storia che ci faccia passare lietamente la nottata! " E Shahrazàd rispose: " Lo farò ben volentieri se me lo concederà questo re cortese. "
Il sultano che non chiedeva di meglio che di essere distratto dai suoi cupi pensieri, acconsentì. Shaharazad allora iniziò a raccontare una lunga storia, parlava lentamente e con grazia ed il re ne fu conquistato. Al mattino la storia non era ancora finita, ma la fanciulla si interruppe e disse ;” mio sovrano, vedo che ormai sei stanco e desideri riposare, terminerò la novella un’altra notte se me lo concedi”
E così per mille e una notte, Shahrazad destò la curiosità del sovrano con i suoi racconti straordinari, ora incatenati l'uno all'altro come anelli di una collana, ora rinchiusi l'uno nell'altro come in un sistema di scatole cinesi. Quando Shahrazàd smise di raccontare, il re Shahriyàr aveva ormai dimenticato per amor suo l'antico odio per le donne; il tempo e la fantasia l'avevano riconciliato con la vita e così Shahrazàd salvò se stessa e ben più di mille e una fanciulla.

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