domenica 13 dicembre 2009

Proverbio arabo



                                   Non c'è uomo senza dispiaceri;
                                           e se ce n'è uno, non è un uomo.



illustrazione:

mercoledì 25 novembre 2009

Aid al- Adha


Questa storia ha inizio in un tempo lontano, quando il Profeta Abramo, ormai giunto in tarda età, pregò Allah di concedergli il tanto desiderato figlio, in modo da perpetuare la sua generazione.
Allah esaudì il suo desiderio e Abramo, ottantaseienne, diventò padre di Ismaele.
Quando il bambino compì sette anni, Abramo sognò che Allah gli ordinava di sacrificare suo figlio. E' facile immaginare il dolore di un padre di fronte ad una richiesta del genere, tanto più che si trattava del suo tanto atteso primogenito, ma Abramo decise in cuor suo di obbedire alla volontà di Dio. Aspettò che  il ragazzo crescesse, poi un giorno, visto che il momento era arrivato, Abramo chiese al figlio di prendere un coltello e di seguirlo nella valle per raccogliere la legna. Strada facendo  rivelò la sua intenzione ad Ismaele il quale rispose: «Padre mio, fai quel che ti è stato ordinato: se Allah vuole, sarò rassegnato».
Ma mentre Abramo  stava per eseguire l'ordine, Allah fermò la sua mano sostituendo ad Ismaele un montone. Il profeta divenne così esempio di obbedienza e sacrificio dell’uomo alla volontà di Dio.
In ricordo di ciò,ogni anno i musulmani celebrano la festa di ‘Aid al-Adha” la quale segna anche la fine del  pellegrinaggio alla Mecca.
Chiamata anche “ festa del Sacrificio” o "festa grande" ( Aid al-Kabir) ricade nel decimo giorno del mese di dhu ‘l-hijja, circa 70 giorni dopo  l' Aid al-Fitr (o Aid al-Saghir), l’altra importante festa islamica che segna il termine del mese di Ramadan.
Nel giorno di Aid al-Adha, ogni famiglia che ne abbia i mezzi sacrifica un animale  che deve essere fisicamente integro, adulto e può essere soltanto un ovino, un caprino, un bovino o un camelide , negli ultimi due casi è possibile sacrificare un animale per conto di più persone (fino a sette) e sarà poi consumato in parti uguali dalla famiglia, dagli amici e dai poveri. 
Le feste islamiche hanno un preciso significato spirituale, quindi esse vanno celebrate in primo luogo rendendo culto al Signore.
L’Aid al- Adha inizia con una preghiera comune particolare cantata all’alba del primo giorno di festa nella moschea, in cui partecipano uomini e donne e spesso i bambini che, per l’occasione altamente festiva, usano indossare i loro migliori abiti.
E' molto importante trascorrere le feste con parenti ed amici, visitando, se e' possibile, anche coloro che sono lontani, poiché ciò aiuta a rinsaldare i vincoli familiari ed affettivi, esigenza sempre molto sentita in ambito islamico. Di solito, durante queste festività, i musulmani decorano le proprie case con festoni,ghirlande e luci colorate, e fanno regali ai propri bambini.
Quest’anno l' Aid al- Adha sarà il 27 novembre 2009 (10 Dhu al-Hijja 1430 A.H), più o meno un giorno a seconda del paese dato che ci si basa sul calendario lunare

lunedì 2 novembre 2009

Poesia sufi



Nasciamo senza portare nulla,
moriamo senza poter
portare nulla,
ed in mezzo,
nell'eterno che si
ricongiunge nel breve
battito delle ciglia,
litighiamo per
possedere qualcosa.


  N.Nur-ad-Din

domenica 11 ottobre 2009

Abbigliamento nel mondo arabo tra passato e presente: niqab o nekab



Il verbo arabo naqaba significa ‘velare la faccia’; il niqab è il nome del pezzo di stoffa che copre il volto della donna. Si lega dietro la nuca e lascia scoperti solo gli occhi; ne esistono esemplari molto raffinati ed eleganti, con particolari in pizzo. In Egitto, il niqab è pesante e nero, attraversato da una sottile fessura che permette di vedere, mentre nello Yemen e negli Emirati Arabi ha assunto una forma particolare: si tratta di una tunica intera infilata dalla testa che copre completamente capo, volto e corpo; all’altezza degli occhi vengono lasciate due aperture, i bordi di queste fessure sono spesso molto ricamati e gli occhi della donna che emergono sono molto truccati. Alcune donne lo portano aggiungendo occhiali da sole e guanti.


martedì 6 ottobre 2009

Le donne timide - fiaba algerina

C' era una volta un gruppo di donne algerine analfabete, timide, completamente velate.
Indossavano " l'haikm rema", l'abito tipico algerino, che copre interamente dalla testa fino ai piedi, col viso celato sotto un velo. Un giorno decisero di andare a scuola per la prima volta. Appena entrate in aula si tolsero il velo.
La loro insegnante, per insegnare i verbi, scrisse alla lavagna la frase "Omar entra". Subito le donne si misero il velo pensando che fosse entrato veramente questo Omar. Poi l'insegnante scrisse :" Omar è uscito" Le donne allora si tolsero il velo.
La maestra , che aveva notato le loro reazioni, cominciò a scherzare. Quando toglievano il velo scriveva:Omar è entrato, quando se lo rimettevano scriveva:Omar è uscito, e così via per tutta la lezione. Quando finalmente tornarono a casa, il figlio di una di loro chiese: "Mamma, è andata bene a scuola?". E la madre rispose: "Ma che cosa vuoi che sia andata bene, con quel ragazzo di nome Omar che entrava e usciva continuamente come un soldato e non ci lasciava studiare niente!"

illustrazione: http://www.guilaine-fremont-peinture.com

venerdì 21 agosto 2009

Ramadan karim

                       
                         Se la libertà può essere difesa con le armi
                                      e l'uguaglianza tramite le leggi,
                               la fratellanza invece può vivere e crescere
                                       solo nel cuore dell'uomo.


Cheikh Khaled Bentounes

                 * Buon Ramadan  a tutti i musulmani *


domenica 9 agosto 2009

Stelle cadenti



Una notte l’Inviato di Allah fece osservare una stella cadente ai suoi compagni e chiese loro:”che cosa dicevate di una stella del genere, all’epoca dell’ignoranza, prima dell’Islam?”
risposero :” dicevamo che era presagio di morte o di nascita di una grande personalità” .
“ Né l’uno né l’altro – disse il Profeta- ecco la spiegazione.
Quando Allah prende una decisione, gli angeli che sostengono il Suo Trono, si mettono a rendere gloria al Creatore. Sentendo ciò, gli angeli dei cieli inferiori fanno la stessa cosa, finché l’eco non arriva a questo cielo. In ogni cielo gli angeli si informano a proposito di ciò che Allah ha deciso, finché la notizia non arriva al cielo più basso, il nostro. I diavoli cercano di origliare, ma sono lapidati dagli angeli che li bersagliano ed allora vedete le stelle che li inseguono.”. Può accadere che il diavolo sia colpito immediatamente o che riesca a carpire qualcosa. In tal caso esso si dirige verso uno dei  sui alleati  sulla terra e gli rivela ciò che ha potuto ascoltare.

giovedì 30 luglio 2009

Proverbi siriani


Scegli prima il tuo vicino e poi la casa.
                                                                                                        
الجار قبل الدار

Se il tuo amico è il miele, non lo leccare tutto
                                                                                                إذا كان صاحبك عسل لا تلحسه كله
Ciò che è passato è andato.
                                                                                                                              الي فات مات
La corda di una menzogna è breve
                                                                                                       
حبل الكذب قص
La fretta è del diavolo, il lavoro e la pazienza è da Dio, il Misericordioso
العجلة من الشيطان والتأني من الرحمن                                                                                

Dio manda mandorle a quelli senza denti!
بيطعمياللوزلليمالهأسنان                                                                                                    

Aver fede negli uomini è come avere  fede che l'acqua rimanga in un  setaccio 
يا مآمنة بالرجال متل المي بالغربا                                                                                        ل
Quando abbiamo deciso di commerciare bare, la gente ha deciso di non morire!
                                                                                         
تاجرنابالأكفان, بطلتالناستموت

Ogni nodo ha qualcuno per disfarlo
                                                                                                                          
Non spingere l'ubriaco, casca da solo.

Han dato una rosa a un asino, invece di annusarla l'ha mangiata
.

I piedi vanno dove va il cuore.

Un Aleppino può vendere persino la pelle secca dell'asino

Una piccola scintilla può accendere un grande fuoco


giovedì 2 luglio 2009

"La voce della notte" di Rafik Schami

inizia così......


La storia più incredibile che abbia mai sentito è quella del cocchiere Salim, che perse la parola. E, se non l'avessi visto con i miei occhi, non ci avrei mai creduto. Tutto cominciò nell'agosto del 1959, in uno dei quartieri più vecchi di Damasco. Ero alla ricerca di una storia fantastica e sensazionale, ed ero certo che là avrei potuto trovarla, perchè in nessun luogo si sanno raccontare le storie come in questa città.
Un tempo , infatti a Damasco viveva gente bizzarra: cosa del tutto naturale visto che stiamo parlando di una città molto, molto antica. Andare a Damasco è come tornare indietro nel tempo di duecento anni almeno. Ecco perchè i suoi vicoli pullulano di strani personaggi. E il cocchiere Salim era uno di loro. Piccolo e mingherlino, aveva una voce così profonda da far pensare a un omone grande e grosso, con le spalle larghe. Pensate che era una leggenda già da vivo, in una città dove le leggende e i dolci al pistacchio sono solo due delle tante specialità.
Durante i colpi di stato e le guerre civili degli ultimi cinquant'anni, gli abitanti dei quartieri più vecchi di Damasco spesso e volentieri hanno trasformato i loro ministri  e uomini politici nei protagonisti di storie comiche e spassose, ma nessuno, dico nessuno, sapeva raccontarle meglio del cocchiere, e ad ascoltarlo venivano le lacrime agli occhi dal gran ridere. Ma come fece a diventare il narratore più famoso del nostro quartiere?
Vi risponderò con una storia (....)


sabato 13 giugno 2009

Amore di due compagni di scuola

Tratto da "Le mille e una notte"



Un giovanetto e una fanciulla schiava andavano a scuola insieme e il ragazzo si innamorò della ragazza, d’amore ardente. Un giorno, mentre gli altri ragazzi non badavano a loro, prese la lavagna della giovanetta e vi scrisse questi versi:


Che ne dici di colui, cui ha consumato una malattia, per il grande amore che ti porta, sì da restare fuori di sé ?
Ei si duole della sua passione, con spasimo e dolore, né gli riesce nascondere quel che porta in cuore!


Quando la ragazza prese la lavagna, vide i versi, li lesse, ne comprese il significato, pianse di pietà per lui, e sotto le righe del compagno scrisse questi versi:

Quando vediamo un innamorato tormentato dalla passione, gli diamo soddisfazione.
Egli raggiungerà con noi il fine del suo amore, e sia di noi quel che vuole essere!


Ora avvenne che entrò il maestro, trovò la lavagna mentre i due non gli badavano, la prese e lesse i versi. Fu mosso a compassione del loro caso e scrisse sulla lavagna, sotto i loro scritti, questi versi:

Corrispondi a chi ti ama, non temere le conseguenze, poiché il tuo diletto è tutto smarrito per amore;
E quanto al maestro non aver paura di lui, perché un tempo anche lui ha sperimentato l’amore.


Successe che il padrone della schiavetta entrò nella scuola in quel momento, trovò la lavagna, la prese, lesse lo scritto del giovane, quello della ragazza e quello del maestro e in fondo alla lavagna, dopo i versi di tutti gli altri, scrisse questi:

Che Iddio non vi divida per tutta l’eternità, e chi sparla di voi resti scornato e strapazzato!
Ma quanto al maestro, per Dio!, gli occhi miei non videro mai maggior mezzano di lui!


In seguito il padrone della schiava mandò a chiamare il cadi e i testimoni e lì sui due piedi fece stendere il suo contratto di nozze con quel giovane, offrì loro un banchetto e li beneficò largamente. Rimasero poi sempre insieme in salute e gioia, finchè no li colse la Distruttrice delle delizie, quella che separa le compagnie.

sabato 30 maggio 2009

Proverbio egiziano

                               
                                   Un cammello non prende in giro 
                                             un altro cammello per le sue gobbe




sabato 9 maggio 2009

La poesia iraniana di : Iraj Mirza


                              Dicono che, quando nacqui, mia madre
                              Mi insegnò teneramente ad attaccarmi al seno,
                              E ogni notte seduta accanto alla culla
                              Vegliando mi insegnò a dormire.
                              Sorridendo mi sfiorò la bocca con la sua,
                              E mi insegnò ad aprire questo bocciolo.
                              Mi prese per mano e mi fece posare un piede davanti                                              all'altro,
                              Finchè non mi insegnò a camminare.
                              Prima un suono, poi l'altro, mi mise le parole in bocca,
                              Insegnandomi a parlare.
                              Perciò la mia vita è parte della sua
                              Finchè vivrò, ella mi sarà cara e preziosa.

martedì 21 aprile 2009

Giuha e la borraccia d'acqua

                                                                                                                               
Durante un viaggio nel deserto Giuha aveva mangiato e bevuto, ma, a causa del caldo,  aveva consumato tutta l'acqua e il cibo che gli era rimasto, saporito e piccante, gli faceva venire ancora più sete. Cercando da bere, trovò la tenda di un beduino e allora chiese al suo proprietario un po' d'acqua.
Il beduino gli indicò la direzione di un pozzo, che era abbastanza distante.
Giuha che era molto stanco gli domandò:
- Ma non hai dell'acqua con te?
Il beduino rispose che aveva una borraccia d'acqua e fece intendere che poteva venderla.
- Quanto vuoi per la tua borraccia?-chiese Giuha, e così dicendo gli offrì un denaro.
Il beduino gli rispose che non bastava e che non bastavano nemmeno due denari. Entrati in trattativa si misero d'accordo per cinque denari.
Giuha così si potè dissetare, ma pensando di potersi rifare, disse al beduino:
- Guarda, ho con me del cibo. Se hai fame te lo dò gratuitamente e con piacere
Al beduino non  sembrava vero di poter mangiare senza spendere un soldo, accettò e  cominciò a mangiare con avidità il cibo pepato e grasso di Giuha.
Dopo un po', gli venne una gran sete e chiese dell'acqua a Giuha, ma questi con aria sorniona disse:
- Puoi bere dalla mia borraccia se mi dai cinque denari per ogni sorso che fai. Sei d'accordo?
Il beduino obiettò:
- Come? Io ti ho venduto per cinque denari tutta la borraccia d'acqua e tu ora mi cerchi cinque denari per un sorso?
Giuha allora rispose:
- Alla mia richiesta d'acqua tu hai risposto con cupidigia e hai approfittato del mio bisogno. Ora, ad avere bisogno sei tu! Ma, l'acqua è mia! Se vuoi bere un sorso mi devi dare cinque denari! - e mentre diceva queste parole, aveva preso le sue cose per riprendere il viaggio.
Il beduino, per la gran sete, lo rincorse e pagò cinque denari per bere un sorso d'acqua. Giuha riebbe, così, i suoi soldi e in più gli restò l'acqua per terminare il suo viaggio.

lunedì 6 aprile 2009

Proverbio arabo


                               
                             
Cinque sono i gradi per giungere alla saggezza:
                              tacere, ascoltare, ricordare, agire, studiare.



domenica 8 marzo 2009

L'astuzia e il potere delle donne

C'era una volta un orfanello che viveva con una sorella sposata. Un giorno, nonostante fosse ancora poco più che adolescente, le disse di volersi sposare. La sorella non era affatto d'accordo, perché a suo dire, era troppo giovane e non abbastanza maturo per il matrimonio.
Il ragazzo insisteva e questa fu costretta a fornirgli un esempio molto istruttivo per mostrargli quanto le donne possono essere potenti e spietate. Gli ordinò di andare al mercato e di comperare un pesce. Quando il ragazzo ritornò con il pesce, lei lo nascose sotto le vesti e insieme si recarono nei campi dove il marito stava arando per portargli il pranzo di mezzogiorno. Mentre il marito mangiava la moglie disse: "Stanotte ho fatto un sogno, sognavo che avremmo fatto una bella festa", poi di nascosto mise il pesce in un solco. Finito il pranzo, l'uomo riprese il suo lavoro mentre lei e il fratello si incamminavano verso casa. "Venite qui" gridò, guardate che cosa ho trovato, Dio ci aiuti, ho trovato un pesce nel solco. Vai a casa prepara tutto, invita i vicini, faremo una bella festa". "D'accordo" disse la moglie. Andò a casa, cucinò il pesce, se lo mangiò con il fratello e nascose le lische. Quando il marito tornò a casa con gli invitati, chiamò la moglie e le chiese se aveva preparato tutto. La moglie si finse stupita e disse: " Hai forse comprato cibo e bevande? Con che cosa volevi festeggiare?". Ma non, ti avevo dato quel pesce che ho trovato nel solco mentre stavo arando?", gridò il marito. La donna si rivolse ai vicini: "Vi prego aiutatemi quest'uomo è impazzito, avete mai sentito che si trovino pesci nei campi?". I vicini le diedero ragione e legarono il marito. "Gettatelo in cantina" disse la donna "in modo che non mi possa far del male". I vicini eseguirono e se andarono.
Quella sera la donna prese la macina di pietra e si sedette sopra la botola della cantina a macinare fagioli. Il rumore che faceva sembrava il rombo di un tuono. Con la fiaccola passava di tanto in tanto davanti alle fessure, di modo che il marito credesse che fossero i lampi. Infine versò molta acqua sopra l'apertura ed egli dovette rifugiarsi in un angolo per non bagnarsi. La mattina ritornano i vicini per chiedere all'uomo come stava "Grazie a Dio", disse, "Sto bene, anche se cercano di farmi passare per matto. Ma, ditemi come sono ridotti i campi con tutta quella pioggia? Deve aver rovinato tutto!" Allora quelli gli dissero: "Che Dio possa rinsavirti, pover'uomo!".
Ormai tutti credevano che fosse davvero pazzo e lo fecero uscire dalla cantina solo dopo due settimane. Il giovane rifletté a lungo su quello che aveva fatto la sorella e decise che non si sarebbe mai sposato.

www.arab.it

www.farid-benyaa.com



lunedì 23 febbraio 2009

La cerimonia del tè


Sul tappeto davanti al padrone di casa viene posto un grande vassoio che contiene una teiera, tre scatole rettangolari, un martelletto piatto, dei bicchieri stretti e alti, ed infine il recipiente dove bolle l'acqua. Spesso è posato un piccolo braciere dove arde del carbone di legna. Tutti rimangono in silenzio, con gli occhi puntati sul maestro delle cerimonie. Dalla prima scatola prende una dose di tè verde e la mette nella teiera versandovi poi dell'acqua bollente; dalla seconda scatola rettangolare prende un panetto di zucchero, che spezza aiutandosi con il martelletto, e introduce i pezzi nello stretto collo della teiera. Dalla terza scatola prende un ciuffetto di menta fresca e odorosa che aggiunge alla bevanda. Infine chiude la teiera con il coperchio e resta in attesa per qualche minuto, chiacchierando tranquillamente con i propri ospiti. Dopo alcuni minuti versa un po' di tè nel proprio bicchiere e lo assaggia con un atteggiamento di grande concentrazione. Aspetta ancora un po', lo assaggia di nuovo eseguendo  tutta una serie di travasi dalla teiera al bicchiere e viceversa, poi quando è all'esatta temperatura e con il preciso gusto voluto dalla tradizione, offre la bevanda agli ospiti. A questo punto se  lo potreste assaporare, vi rendereste conto che non esiste bevanda più dissetante e digestiva, dopo un buon pasto, di un delizioso tè alla menta, ma  non rifiutate mai un altro bicchiere fintanto che non siate arrivati al terzo. Sarebbe una scortesia imperdonabile.

lunedì 26 gennaio 2009

La poesia araba di Nizar Qabbani



                         Se il demone fosse uscito dalla lampada
                                e mi avesse detto: Eccomi,
                                hai un minuto solo,
                                scegli tutto ciò che vuoi
                                di granati e di smeraldi,
                                io avrei scelto i suoi occhi
                                senza esitazione.

venerdì 2 gennaio 2009

Danza orientale - la leggenda

La danza orientale è considerata una delle più antiche danze del mondo, soprattutto in Egitto, Libano, Iraq, Turchia e nei Paesi del Medio Oriente e del Maghreb.
Raqs sharqi è il nome arabo e significa " danza orientale" , mentre " danza del ventre" è il nome dato dagli occidentali intorno al  1800.
Nell’Antico Egitto non veniva compresa l’alternanza fra giorno e notte come fenomeno naturale. Gli egizi pensavano che nel cielo vivesse una grande dea che partorisse dal suo ventre il sole di giorno e la luna di notte. Iside era considerata la Dea Madre che possedeva il dono di generare la vita ed in suo onore si eseguivano danze che simulavano la fertilità e l’origine della vita mediante movimenti e ondulazioni del ventre.
La leggenda vuole che Iside, Dea della Luna, della Bellezza, della Magia e del Mistero affascinasse chiunque con la sua gentilezza e delicatezza e  che concedesse fertilità, femminilità e bellezza alle donne che danzassero in suo onore. A lei si offrivano fiori di loto, incenso, essenze, acqua e frutta. Le donne iniziavano le danze compiendo passi e movimenti del ventre, coperte da un velo che, una volta tolto, simboleggiava la rivelazione del mistero, rappresentando la nascita della luce. Quando gli Arabi invasero l'Impero Egizio, rimasero affascinati dalla danza di Iside e ne assorbirono i costumi, aggiungendo un ritmo accelerato e un clima festoso.
La danza egizia si compone di quattro fasi: Luna Calante: la danzatrice entra con il velo, celando il proprio corpo e mostrando che il mistero sarà svelato; Luna Crescente: la danzatrice si toglie il Velo e la musica si anima, accelerando i suoi movimenti; Luna Piena: la danzatrice si rivela completamente, girando, vorticando e muovendosi nello spazio; Luna Nuova: la danzatrice si rinnova con movimenti ondulatori e con il Ventre sinuoso e pulsante.
In tempi remoti, il battito delle mani, lo schioccare delle dita e il canto erano gli unici accompagnamenti musicali della danza. In seguito nacquero strumenti a percussione seguiti da quelli melodici che si evolsero fino ai nostri giorni.
L’abbigliamento prevede un vestito con diversi spacchi laterali, che permettono di velare e svelare le gambe, un reggiseno ricamato, oppure un costume detto baladi, all’egiziana con una cintura in stoffa ed un copricapo a bandana.
I sonagli, i monili e la cintura, oltre ad essere usati come abbigliamento svolgono un ruolo per far risaltare la musicalità ritmica di alcuni movimenti tipici del bacino e del petto.

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