sabato 28 agosto 2010

una storia sufi

Un giorno l'asino di un contadino cadde in un pozzo.
Non si era fatto male, ma non poteva più uscirne.
L'asino continuò a ragliare sonoramente per ore, mentre il proprietario pensava al da farsi.
Finalmente il contadino prese una decisione crudele: concluse che l'asino era ormai molto vecchio e che non serviva più a nulla, che il pozzo era ormai secco e che in qualche modo bisognava chiuderlo.
Non valeva pertanto la pena di sforzarsi per tirare fuori l'animale dal pozzo.
Al contrario chiamò i suoi vicini perché lo aiutassero a seppellire vivo l'asino.Ognuno di loro prese un badile e cominciò a buttare palate di terra dentro al pozzo.
L'asino non tardò a rendersi conto di quello che stavano facendo con lui e pianse disperatamente. Poi, con gran sorpresa di tutti, dopo un certo numero di palate di terra, l'asino rimase quieto.
Il contadino alla fine guardò verso il fondo del pozzo e rimase sorpreso da quello che vide.
Ad ogni palata di terra che gli cadeva addosso, l'asino se ne liberava, scrollandosela dalla groppa, facendola cadere e salendoci sopra.
In questo modo, in poco tempo, tutti videro come l'asino riuscì ad arrivare fino all'imboccatura del pozzo, oltrepassare il bordo e uscirne trottando.


Ricorda le cinque regole per essere felice:
1- Libera il tuo cuore dall'odio
2- Libera la tua mente dalle preoccupazioni.
3- Semplifica la tua vita.
4- Da'di più e aspettati meno.
5- Ama di più e... accetta la terra che ti tirano addosso, poiché essa può costituire la soluzione e non il problema

domenica 1 agosto 2010

Il tè alla menta



Il tè ( in arabo “shai”) è una tradizione antica in tutti i paesi arabi: una filosofia più che una bevanda, che si consuma al caffè con gli amici, passandosi il narghilè, oppure a casa con la famiglia, anche in occasione dei momenti di preghiera, seduti su cuscini sistemati sopra un tappeto, davanti al tipico tavolino basso detto mida.
Tradizione vuole che se ne bevano  tre bicchieri di fila: il primo amaro come la morte, il secondo forte come la vita, il terzo dolce come l'amore. Altre fonti danno un'interpretazione diversa dei tre significati:amaro come la vita, dolce come l'amore, soave come la morte.
Spesso, e non a sproposito, il tè arabo è assimilato al tè verde; in effetti questo è il tipo più diffuso nell'area mediterranea dal Marocco alla Libia; i Tuareg invece prediligono il tè cinese a cui aggiungono foglie di menta. Tale accorgimento è comune anche a tutte le altre popolazioni maghrebine, fatta eccezione per la Tunisia dove viene spesso impiegata un'altra pianta aromatica chiamata attarshìa comunemente sostituita, laddove non disponibile, con il geranio profumato.
La preparazione del tè  è una cerimonia molto affascinante e segue una precisa coreografia che presenta alcune sostanziali differenze a seconda della regione geografica. L'infuso può essere preparato direttamente nella teiera, mischiando acqua calda, foglie di tè e zucchero, oppure portato in ebollizione in un normale pentolino e poi versato nella teiera per essere servito con un gesto molto teatrale, lasciandolo cadere dall'alto, con grande precisione, per ottenere uno strato di schiuma bianca.
E' consuetudine comune in tutti i paesi servire il tè molto caldo, molto ristretto e presentato in bicchierini piccoli decorati con arabeschi, smaltati o filigranati, su vassoi di rame o di ottone, cesellati o martellati altrettanto finemente e con particolari teiere arabe. La cerimonia prevede inoltre che il tè sia accompagnato da tipici dolcetti nordafricani o frutta secca.


Sopra: pubblicità del "Tè Sultano" da una rivista marocchina.

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