sabato 22 febbraio 2014

Marocco: folclore e misticismo


Benché il Marocco sia un paese musulmano, la sua storia inizia migliaia di anni prima dell'arrivo dell'Islam, un fatto che si riflette in determinate pratiche. Nei primi tempi dell'Islam, alcuni credenti, ai quali vivere secondo i dettami della religione non sembrava abbastanza, cercarono un rapporto più intimo con Dio. Molti di questi spiritualisti, chiamati Sufi, si riallacciarono così alle antiche pratiche dei berberi; esistono ancora dei Sufi in Marocco, soprattutto nel sud dove vivono in zawiya o confraternite sufi. I Sufi costituiscono una minoranza, ma certe pratiche mistiche o superstiziose sono diffuse presso la maggioranza dei marocchini. La credenza del malocchio è molto forte e spesso la gente porta al collo o appende all'ingresso di casa un amuleto detto " la mano di Fatima" o hamza. In alcune zone rurali del sud vengono praticati dei tatuaggi facciali che si ritiene tengano lontani gli spiriti maligni(jinns). Una di tali creature è Aisha Qandisha, una bella donna con zampe di capra che, secondo la credenza popolare, vive nei fiumi e nelle tubature. I bambini ne hanno paura ed è risaputo che alcuni uomini sono caduti vittime delle sue malìe. Esistono altre pratiche folcloristiche meno conosciute, ma non sono praticate nelle città, dove i marocchini moderni le condannerebbero come non islamiche. Nell'ambito della miriade di festival e di moussem, che si tengono durante l'anno,gli stranieri possono assistere o prendere parte a diverse tradizioni folcloristiche marocchine.

ill: “Mystical Dance” Hamida Madhani

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