lunedì 27 luglio 2015

Il gatto nella tradizione islamica


Dal VI secolo attraverso la via dell'Egitto il gatto raggiunse anche i paesi arabi dell'Islam, dove l'animale eletto era il cavallo. Le simpatie suscitate dal gatto superarono la fama degli equini. La tradizione musulmana infatti riporta molte leggende intorno a questo animale. La più nota di queste narra che Maometto aveva costantemente al suo fianco una gatta chiamata Muezza, a cui voleva un bene infinito. 
Muezza un giorno si addormentò sulla veste di Maometto e giunta l’ora della preghiera, Maometto indeciso sul da farsi, per non svegliare la gatta, taglio il pezzo di veste dove essa dormiva. Al ritorno di Maometto la gatta gli andò incontro e per ringraziarlo gli fece tante fusa. Egli, lieto e contento di tale accoglienza, elargì doni per Muezza e i gatti a venire.La accarezzò tre volte sul dorso e i “segni” rimasti, furono secondo la leggenda l’avvio per la colorazione tabby (fondo grigio con sottili strisce nere o marroni appartenute all’antenato gatto africano), inoltre ebbe in dono la capacità di atterrare sempre sulle zampe a qualsiasi altezza cadesse,(più avanti si scoprirà che tale capacità è collocata nell’apparato uditivo del gatto) le nove vite e un posto in paradiso.
Un'altra leggenda narra invece che Maometto si ritrovò un serpente velenoso intrufolato nella manica della sua veste e siccome per il principio della religione non voleva fargli del male, si fece aiutare dalla gatta che, appena il serpente uscì la testa dalla manica della veste di Maometto, Muezza prontamente lo catturò salvando la vita di Maometto.
Gli arabi amano molto i gatti e difatti sono gli unici animali liberi di stare nelle moschee e anche loro come gli antichi egizi, non possono colpire malamente i gatti perché la legge islamica, punisce chi commette violenza sui gatti.

http://www.catbook.it

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