lunedì 21 novembre 2016

I 3 fratelli (fiaba marocchina)


C’era una volta e c’è ancora un piccolo villaggio in Marocco, dove viveva un uomo buono, il suo nome era Mustapha.
Un giorno Mustapha stava camminando sotto il sole del deserto quando incontrò una fanciulla, con la carnagione color del latte, tanto bianca quanto la sua era scura e ambrata. Il sussulto che provò nel vedere la giovane Amina (così si chiamava la fanciulla) non lo lasciò più e poiché anche il cuore di lei batteva forse nel petto ogni volta che ripensava allo sguardo di Mustapha, i due giovani si sposarono e un bel giorno di primavera nacque Mohamed, gli occhioni scuri come la notte che brillavano sul visino color della spremuta di olive.
Gli anni passarono e venne il giorno in cui, a causa di una carestia, Amina fu costretta a trasferirsi in Francia con il piccolo Mohamed, per lavorare in una grande fabbrica. Per Amina furono tempi molto duri: si alzava che era ancora buio e la sera, esausta, rientrava con l’autobus fino ad arrivare nella sua piccola casetta, nella periferia della grande città.
Passarono gli anni e fu così che Amina notò il giovane francese che viaggiava sul suo stesso autobus e che ogni sera le lasciava il proprio posto perché potesse sedersi. Tra Amina ed Etienne, questo era il nome del giovane francese, nacque l’amore, così Amina decise di divorziare da Mustapha.
Presto nella piccola casetta della periferia della grande città francese, Mohamed ebbe un fratellino, Samir, con gli occhioni scuri come la notte che brillavano sul visino color del latte.
Gli anni passarono e venne il giorno in cui Amina parti con i suoi bambini per una vacanza al villaggio dove era nata. Fu così che Mohamed poté riabbracciare il suo papà e Amina rivide Mustapha. Bastò uno sguardo e il loro cuore riprese a battere l’uno per l’altra, come se tutti quegli anni non fossero mai trascorsi, Amina non tornò in Francia e si risposò con Mustapha. Nacque il piccolo Rachid, che assomigliava tutto al suo papà e al fratello maggiore Mohamed.
Gli anni passarono e venne il giorno in cui il viso colo del latte di Samir sembrò ai suoi fratelli troppo diverso dal loro, così iniziarono a escluderlo dai loro giochi. Samir piangeva e stava sempre da solo, senza capire che differenza potesse mai fare il colore della pelle: non era forse vero che a tutti e tre piaceva correre, giocare al pallone, colpire le lattine con i sassi? Non era vero che a nessuno di loro piaceva andare a scuola, fare i compiti, dormire al buio?
Un giorno Mohamed e Rachid stavano giocando in un campo appena fuori dal villaggio e trovarono a terra dei bussolotti. Improvvisamente, da uno dei bussolotti usci un mago che disse ai due bambini: “Ognuno di voi ha diritto a un desiderio, ma uno, uno solo per ciascuno, diverrà realtà”.
Fu così che uno dei due fratelli espresse il desiderio al Grande Mago: “Voglio diventare bianco come Samir”. Il tempo di sbattere le palpebre e la sua pelle scura color della spremuta di olive divenne chiara come il latte di capra.
Disse il mago rivolgendosi al fratello: “Hai diritto anche tu a un desiderio, ma uno, solo uno, diverrà realtà”. Il bambino non ci pensò molto e disse al mago: “Voglio che mio fratello ritorni nero”. Il tempo di un sospiro e la pelle del fratello ritornò scura come una spremuta di olive. E fu così che il mago tornò nel bussolotto pensando tristemente che gli esseri umani hanno tutti lo stesso cuore che batte nel petto e che il sangue che scorre nelle loro vene è dello stesso colore e che i sentimenti che scuotono la loro anima sono uguali…..eppure vedono solo le diversità esteriori, che hanno la stessa importanza che ha per l’infinito uno sbattere di palpebra.


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